lunedì 24 marzo 2014

In fondo al pozzo

Tutto è avvolto in una luce bianca, quasi fosse una spuma, che pulsa al suono delle onde che si infrangono e si distendono sulla spiaggia; dall’atmosfera lattiginosa si concretizza improvvisamente il volto di Bargle, i cui occhi scintillano sprezzanti, mentre, spalancata la bocca, vomita dardi di energia rossi come il sangue…
La zingara rinviene dallo stato di incoscienza con un urlo, turbata dalla visione da incubo dell’infame mago. Alcune torce illuminano la piccola cella in cui è rinchiusa; al di là delle sbarre un corridoio, e gli occhi chiari di Vincent che le sorridono. La vystana si rende conto che sono tutti prigionieri, ognuno rinchiuso in uno spazio angusto di qualche metro quadrato. La maga strabuzza gli occhi, che le si fanno umidi per l’emozione: nella cella accanto al ladro Ultimate sbuffa, mentre compie flessioni, contando a voce alta: tutti loro credevano di averlo perso per sempre, proprio per mano di Bargle, e invece…


I giorni passano lenti e monotoni, nessuno dà loro spiegazioni, e il motivo per cui il compagno è stato resuscitato dopo lo scontro resta un mistero; è un terremoto a far muovere gli eventi: subito dopo la scossa sismica Bargle ed un chierico che veste le stesse vesti di Mordrammo, accompagnati da uno stuolo di guerrieri, compaiono nel corridoio e li liberano: “Il vostro momento è venuto!”
Il gruppo viene condotto fuori dalle celle, bendato e condotto a quello che pare essere un cratere o un pozzo naturale, nel quale vengono calati: senza equipaggiamento, cibo, incantesimi e vestiti vengono abbandonati al loro destino in quella che pare essere una caverna, dalla quale si dipartono quattro passaggi.
Procedendo a tentoni sulla sabbia che ricopre il pavimento, i personaggi trovano una pergamena: è una nota, probabilmente lasciata loro da un agente del Granducato di Karameikos che, oltre a contenere diversi incantesimi, rivela che il loro equipaggiamento potrebbe trovarsi sulla nave Water Dragon, ormeggiata al molo di Suderham.

Il gruppo incomincia l’esplorazione del dungeon, facendosi luce grazie ad un pezzo delle mutande di Heens Hoolt, sul quale viene lanciato un incantesimo di luce magica.
Sono diverse le insidie che gli eroi devono affrontare, ma proseguendo riescono a ricavarsi alcuni pugnali fatti di schegge di selce, rudimentali fionde con stracci, depredano un gruppo di coboldi delle loro lance e spade spuntate e infine giungono, feriti e stanchi, sul margine di un burrone, oltre al quale si intravede una luce.
Una brezza leggera porta alle narici dei personaggi l’afrore, ormai dimenticato dopo la lunga permanenza nel sottosuolo, di terra, humus, vegetazione: allineati lungo il bordo della fenditura, scrutano nel buio pennellato del lieve riverbero della luce diurna, chiedendosi come fare a oltrepassare quel nero vuoto e tornare ad essere liberi.
Ultimate si batte il pugno nel palmo della mano, sogghignando al pensiero di potersi vendicare, strappando a mani nude la barba dalla faccia di Bargle!

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