venerdì 10 giugno 2011

La Foresta Oscura

Il gruppo decide di acquistare cavalli da galoppo e di lasciare il carro a Fogar, ormai diventato un amico.
Partiti di prima mattina per evitare occhi indiscreti, gli avventurieri viaggiano per 5 giorni costeggiando il fiume, fino alla città di Nagden, dove si riforniscono di provviste e, continuando a seguire il corso del fiume, piegano verso nord.
Passano altri 7 giorni di viaggio senza che nulla accada, se non che l'orizzonte viene interamente riempito da una linea minacciosa: la Foresta Oscura. Gwildor affila le corna della fidata capra che si è portato dietro, continuando l'addestramento in vista dei probabili guai che affronteranno.
Arrivati in prossimità del limitare del bosco un silenzio irreale sembra avvolgere il gruppo. Moebius è più taciturno del solito, e i suoi compagni capiscono il perchè: la foresta ha un'aria cupa e minacciosa.
Ad un centinaio di metri da loro dei baluginii attraggono l'attenzione del gruppo. Si tratta di un obelisco, alto circa una decina di metri, di pietra chiara e levigata. I cavalli scartano nervosi mentre il gruppo si avvicina. Scesi da cavallo, Thurin, Fra Cassius e Vince si avvicinano al manufatto per raccogliere indizi. Il cielo è nuvoloso e grigio, e sembra incombere come un funesto presagio su tutto il bosco.
Thurin, incuriosito dalla particolare lavorazione della pietra che riflette la luce del sole anche in una giornata nuvolosa come questa, si avvicina con piglio baldanzoso e un sopracciglio inarcato: chi meglio di lui può capire chi mai abbia deciso di piazzare una sorta di menhir sul limitare di questa foresta? Dà una pacca sonora sulla dura roccia, ma il grugnito di soddisfazionegli muore in gola: i cavalli nitriscono, impennanandosi e la capretta bela come impazzita quando dalla punta dell'obelisco scaturisce un raggio di luce che punta verso il cielo. Succede tutto troppo velocemente perchè qualcuno possa reagire. Il cielo, colpito dal raggio di luce, sembra prendere vita, in vortici e gorghi di energia che raccolgono sopra l'obelisco nubi nere e minacciose. Senza preavviso un tremendo fulmine colpisce lo stelo di pietra, diffondendo la letale energia tutto intorno. Thurin e Fra Cassius ne vengono investiti in pieno, Vince rotola via, ma non abbastanza in fretta. Il nano e il chierico vengono sbalzati a terra, a qualche metro di distanza, le loro pesanti armature metallicheaqncora fumanti; Vince è visibilmente scosso, ma si avvicina ai compagni per sincerarsi delle loro condizioni. Il resto del gruppo, con il terribile boato ancora nelle orecchie, cerca senza successo di trattenere le cavalcature che si danno alla fuga.
L'obelisco è integro, ma sulla sua superficie si stagliano scritte luminose. Aiutati i compagni feriti, il gruppo si sofferma a leggere le incisioni:

Sulla riva del lago
c'è uno che detiene il potere,
che gli uomini cercarono di rubare
dalla sua forte torre.


Quindi cercarono un Signore,
ma ne trovarono un altro.
Trionfarono sul primo
ma persero contro il secondo.


Come fratelli ma non tali,
vivo eppure morto,
l'uomo, uno, ma come due,
con tutte le cose paurose.


Per coloro che sono entrati
attraverso questa foresta,
nessuna fede professata
potrà spezzare il legame.

Recuperate le cavalcature (ma con sommo dispiacere di Gwildor e Moebius non la capretta!), il gruppo si accampa lontano dall'obelisco, sul margine della Foresta Oscura. Durante l'ultimo turno di guardia Moebius e Fra cassius odono in lontannaza quello che sembra essere il latrare di cani. Svegliati i compagni il suono sembra svanire, fagocitato dall'oscurità degli alberi.

Sorto il sole al gruppo non resta che addentrarsi nel bosco, con ancora più circospezione del solito. I cavalli sono nervosi e bisogna forzarli fra gli alberi che sembrano malati e contorti. Verso fine mattinata si ode il suono di un corno da caccia, seguito dal latrare di cani: ma chi mai può organizzare una battuta di caccia in un posto come questo? Forse la preda sono gli stessi avventurieri, che stanno andando inconsapevoli verso il loro destino...
I cani abbaiono a intervalli irregolari, in maniera frustrante ora da destra, ora da sinistra, poi davanti... Improvvisamente tagliano la strada al gruppo, ad una ventina di metri, per poi sparire apparentemente nel nulla. Moebius cerca di seguirne le tracce, ma non ne trova, e scuote la testa pensieroso, riferendo al gruppo che le preoccupazioni che gli frullano in testa: i cani sembravano stranamente pallidi ed è impossibile che non abbiano lasciato tracce...
Appena risalito in sella i mastini appaiono in mezzo al gruppo, inferociti, e attaccano, cogliendo totalmente di sorpresa gli avventurieri! Mordono e spariscono nel nulla. Vince estrae la sua spada magica in grado di vedere le creature invisibili, ma non trova nulla, mentre l'elfo, mormorata una frase magica, levita nell'aria, cercando un punto di osservazione migliore: i cani sono ad una ventina di metri da loro, nel bosco. Zars e Winston scagliano una palla di fuoco a testa, incenerendo due delle bestie. Gli alberi, marci per qualche strana malattia o influenza malvagia, stentano a prendere fuoco, emanando un fumo denso e pestilenziale. I cani maledetti ricompaiono in mezzo al gruppo, terrorizzando le cavalcature e mordendo rabbiosi. Poi spariscono ancora. I maghi scagliano infallibili dardi magici, eliminandone altri due; è poi di nuovo mischia, quando fauci fameliche ricomapiono a portata di polpacci. Fra Cassius, con coraggio , spinge tutte le volte all'inseguimento il cavallo, roteando il martellone, ma le bestie lo costringono al gioco del torello, scomparendogli sotto il naso prima che le possa affrontare. Compaiono e scompaiono continuamente, i maghi li martellano di dardi magici, Gwildor ne abbatte un altro e dall'alto finalmente l'elfo elimina l'ultimo.
Sono facce tese quelle che Moebius trova atterrando leggero a terra, una volta concluso l'incantesimo: mancano ancora parecchie ore prima che il sole tramonti, alcuni di loro sono feriti e tutti, nel complesso, si sentono frastornati dall'incontro avvenuto. E questa è solo la prima minaccia incontrata nella Foresta Oscura...

3 commenti:

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  2. Maledetto Nano! Sempre a tocchicciare la roccia... il fulmine mi ha rovinato il cappello con la piuma!
    Vince

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  3. Eh si, son cose che capitano, il nano direi che stavolta è stato tutt'altro che circospetto!!!!
    Vedremo cosa vi riserva la bella foresta per i prossimi giorni di viaggio.

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